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Manifesto poetico


Essere poeticamente al mondo è portare avanti una silenziosa rivoluzione interiore a beneficio di tutti. Poiesis non è un mestiere letterario, è un fare anima. Qualcosa di più prossimo all'essere, all'essere originali, ovvero tornare alle Origini. E non c'è dimensione più originaria dell'anima. È un mestiere del dare, del darsi, dell'amore. È una visione alternativa al letteralismo, infatti la poesia è linguaggio metaforico, analogico, mitopoietico per eccellenza. E l'alternativa al letteralismo è il mistero. Incarnare il linguaggio poetico nella propria vita vuol dire essere continuamente ispirati, entusiasti (en-theos, in dio, nello spirito), creativamente assorti nell'assenza di sforzo che genera idee nuove da quel centro propulsore di grazia che si risveglia se stiamo attenti, vigili, consapevoli momento per momento. Il linguaggio dell'anima non traduce la realtà con nuove forme, ma crea piuttosto nuovi linguaggi e nuovi mondi. Per questo è intrinsecamente rivoluzionario. Per questo i più grandi mistici di tutti i tempi sono stati sempre anche poeti, anche senza aver scritto, magari, nessun verso. Essere animati è essere vitali, essere vitali è essere spontaneamente poetici. Lo stato originario delle cose è poetico, la natura è poetica perché è bellezza che scorre, spontanea, seguendo le sole leggi dell'armonia. E' bellezza al di là dei valori di bene e di male. E' bellezza che si da. Possiamo attingere a questa abbondanza di bellezza universale ogni volta che lo vogliamo perché ci siamo intimamente immersi. Possiamo risvegliarci alla poesia naturale del nostro essere al mondo ogni volta che ce lo ricordiamo. Questo è il mio personale augurio non solo per la giornata dedicata alla Poesia, il 21 marzo, ma per ogni singolo istante della nostra vita. Poesia, questo Qualcosa a cui sono profondamente grata da sempre.

Poesia è non violenza per eccellenza, Ahimsa, perché il suo linguaggio non vuole imporre nulla, bensì creare ponti, tuttalpiù alludere e indicare.

E' voce amorevole, sussurro gentile, non urla e sbraita, non afferra né trattiene, non ha fretta ma pazienza, pazienza d'infinito. Non vuole dire o pretendere nulla ma dare e attendere.

Dare spazio,

dare tempo,

dare nutrimento,

dare amore,

dare silenzio,

dare sapore,

dare ascolto,

dare leggerezza e colori nuovi alle parole, come direbbe Alda Merini.

Per questo tornare ad essere poeti nelle nostre vite, che vuol dire riscoprire la nostra vera natura spontaneamente accordata all'armonia universale, non è questione di estetica fine a se stessa ma di etica del quotidiano.

Il mestiere poetico del dare non è velleità letteraria ma stile di vita, incarnare poesia intonando l'essenza compassionevole che siamo.

E non sarà mai abbastanza la forza che mi dà farmi testimone di tale visione liberatrice, risanatrice e intimamente spirituale.

Grazie a chi si sta prendendo cura di splendere, insieme a me, in questo viaggio nelle sublimi profondità dell'essere poeticamente al mondo.




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